Recentemente il “Corriere della sera”, nel suo inserto “Corriereconomia”, ha dedicato ampio spazio al tema delle fonti rinnovabili.
L’articolo prende spunto da una ricerca dell’International Energy Agency dalla quale si apprende che sarà prossimo, entro il 2016, il sorpasso della produzione elettrica da fonti rinnovabili rispetto a quella prodotta dallo sfruttamento del gas; quando ciò avverrà, si ipotizza che l’energia pulita generata sarà il doppio di quella nucleare e resterà seconda solo al carbone.
L’indagine del quotidiano milanese evidenzia che il ricorso all’energia “verde”, soprattutto solare e eolica, è favorito non solo da buone intenzioni “ecologiche” (senz’altro apprezzabili, ma alquanto ininfluenti riguardo alle scelte di strategia industriale), ma soprattutto dal fatto che il ricorso alla produzione di tale energia comincia ad essere conveniente sotto l’aspetto economico, il che, per il mondo produttivo, riveste un movente ben più seducente delle mere “buone intenzioni”.
La carta vincente delle fonti rinnovabili si sta rilevando, appunto, nella loro concorrenzialità economica con le altre vecchie fonti energetiche più inquinanti.
Il ricorso a queste fonti “pulite” consente agli Stati, nel medio e lungo periodo, inoltre, di poter risparmiare sugli alti costi addebitabili all’inquinamento per i danni sia ambientali sia alla salute da esso generati, gli oneri sanitari e per il ripristino del territorio, infatti, gravano in maniera sempre più pesante sui bilanci delle pubbliche amministrazioni.
Nell’articolo apprendiamo che il boom verde dei cinque anni passati, a dispetto della crisi economica globale, è ben poca cosa rispetto a quello che si prospetta da qui al 2018.
L’Agenzia dell’Ocse prevede una crescita globale delle fonti rinnovabili del 40 per cento, passando da 4.860 a 6.850 terawattora, che risponderanno al 25 per cento della domanda mondiale (oggi siamo al 20 per cento). La potenza installata salirà dai 1.580 gigawatt del 2012 ai 2.350 nel 2018. Le fonti pulite produrranno 90 terawattora in più di quanto si ipotizzava nel report dell’anno scorso.
E’ interessante la considerazione che rilascia la direttrice esecutiva dell’Iea Maria van der Hoeven che riportiamo integralmente: “I costi continuano a scendere e le rinnovabili crescono grazie ai loro vantaggi competitivi rispetto alla nuova generazione di combustibili fossili. Questa è una buona notizia per il sistema energetico globale, che ha bisogno di diventare più pulito e più diversificato. Tuttavia l’incertezza politica e normativa è il nemico pubblico numero uno per gli investitori, ben consapevoli del fatto che i sussidi alle fonti fossili, nel mondo, superino di sei volte quelli destinati alle fonti pulite”.
Fa ben sperare il fatto che, se geotermia e idroelettrico sono già competitive rispetto alle fonti fossili e al nucleare, anche sole e vento in certi mercati già ora possono reggere il confronto senza incentivi. L’eolico a terra, ad esempio, in alcune parti del mondo ha raggiunto un costo del kilowattora che lo rende più economico delle nuove centrali a fonti fossili
Interessati alle fonti rinnovabili sono anche i Paesi in via di sviluppo e questa è una buona notizia perché gli Stati non Ocse conteranno per i due terzi della crescita prevista. In Europa, invece, dove lo sviluppo sta rallentando, le nuove installazioni da rinnovabili peseranno per il 60 per cento del totale e saranno il triplo di quelle a gas. La Cina prevede di rinforzare la sua produzione elettrica verde di 750 terawattora tra il 2012 e il 2018, gli Stati Uniti di 150 terawattora, il Brasile di 130, l’India di 95 e la Germania di 70 terawattora.
Questi interventi potranno consentire, se realmente realizzati, di contenere il riscaldamento globale entro i 2 gradi centigradi.
Andrea Speranza