Challenge, sfide mortali. Il potere della stupidità

Essere genitori oggi credo sia l’esperienza più bella e nello stesso tempo più difficile in assoluto.

Le nuove generazioni, dai millenials alle Z, hanno in comune l’uso pervasivo delle tecnologie declinate in ogni campo della propria vita.

Lungi da demonizzare il progresso quando questo è al servizio dell’uomo, ci sono storture evidenti della cosiddetta evoluzione scientifica che va analizzata.

La società in gran parte si è orientata, grazie ai social di uso comune, alla sovraesposizione della propria immagine.

Spesso si cerca il consenso ad ogni costo.

Anche utilizzando le sfide mortali, pur di essere “protagonisti” on line.

Il valore della vita propria e altrui, in questi casi, risulta evanescente, comunque secondario rispetto ai follower che si possono collezionare.

Ci si sente qualcuno solo se si ha un seguito consistenze di “seguaci”.

Per contro la curiosa morbosità induce molti “guardoni” a seguire i protagonisti di imprese assurde, improbabili, che qui non pubblicizzeremo per ovvi motivi.

Il challenge, in questo caso la sfida estrema, è pericoloso. Molte persone sono morte mentre filmavano con il proprio smartphone la propria imprudenza estrema , altre si sono infortunate a vita.

La diffusa stupidità social, in altro modo non si può chiamare, ha anche ucciso.

Ha ucciso persone, bimbi e le speranze di intere famiglie che sognavano per loro un futuro felice; ha ucciso la serenità di genitori che pensavano di aver fatto un buon lavoro educativo sui loro figli e invece si trovano ad essere associati ai “mostri” social.

Ha ucciso la fiducia che da sempre si è riposta nel confronti del sistema scolastico che lungi dall’essere un luogo di mera erudizione, ha il compito di formare insieme alla famiglia e alla società intera uno spirito critico utile a vivere la propria vita nel rispetto di se stessi e degli altri.

Parole che poi sono concetti, pilastri su cui si basa l’esistenza pacifica fra essere umani come rispetto per gli altri e per la vita, legalità, prudenza, altruismo, responsabilità, sacrificio, come sono concepite oggi?

Come desuete? Inutili?

Cosa viene offerto ai nostri giovani? Dai media, dalle istituzioni preposte alla loro formazione?

Basta solo scorrere le serie televisive “dedicate” a questa fascia d’età per comprendere l’inutilità e la pericolosità psicologica che viene offerta. Da anni anche il mondo dei videogiochi propone spesso, violenza, guerra, aggressività.

C’è sempre il nemico da combattere. Da annientare.

In definitiva, l’asticella della violenza e del tutto ormai è possibile viene sempre più alzata.

L’aggressività viene eretta a valore. L’immagine diventa l’essere.

L’essere che comunque non può del tutto reificarsi.

Noi esistiamo in quanto umani e conserviamo sempre la nostra identità.

E’ proprio questa che va ritrovata. A dispetto del male diffuso, dei follower guardoni, dei social usati in modo sbagliato, dei like che in fondo anche se non arrivano non determinano assolutamente il valore della nostra esistenza.

Cristina Palumbo

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