Che cosa chiediamo al prossimo sindaco di Roma

La prima cosa che vorremmo chiedere al prossimo sindaco di Roma è una città pulita. Con rifiuti interrati, riciclati, comunque invisibili, come avviene in tante città del mondo.

La seconda, ma non per questo meno importante, è una città sicura. Con un poliziotto di quartiere che fa rispettare l’ordine e che conosce le persone ed i posti.

La terza è una città senza il degrado nelle periferie. Sarebbe quindi opportuno riesumare il Piano Città, così importante e così incredibilmente seppellito. Ricordiamo brevemente come funzionava.

Il Comune proponeva progetti per rivitalizzare le periferie degradate. Su ogni progetto individuava le risorse disponibili e rappresentava i possibili finanziamenti privati attivabili. Si riuniva una cabina di regia nazionale, in cui erano rappresentati Ministeri, Comuni, Regioni, Cassa Depositi e Prestiti e Fondi immobiliari.

Per i progetti giudicati migliori si verificavano le fonti finanziarie a disposizione: nel quartiere degradato individuato, il Ministero per l’Istruzione realizzava una scuola, quello dell’Interno una caserma, il Fondo di CDP per l’abitare le case per l’affitto a canone calmierato, il Ministero per le Infrastrutture e la Mobilità Sostenibile (MIMS) un edificio pubblico, il Ministero per la Cultura una esposizione con opere d’arte meravigliose giacenti all’oscuro degli scantinati dei grandi Musei. I privati, a loro volta, realizzavano progetti di valore pubblico anche in grado di generare profitto (dal parcheggio multipiano al centro sportivo, dalla pinacoteca alla libreria agli alloggi a canone agevolato. Ebbene: con una base di investimento del MIMS di 320 milioni, il Piano Città riuscì a mobilitare ben 4,4 miliardi di investimenti in 27 Comuni italiani. Era l’ideona che molti Ministri cercavano e che altri purtroppo seppellirono.

Roma, infine, è da alcuni anni spenta e triste. Se si approda nel centro di Roma da New York o da Londra, ma anche da Milano, si respira depressione nonostante si passeggi nella città più bella del mondo. Nei negozi non c’è musica di sottofondo. Si mangia nelle trattorie ma quasi sempre c’è solo il cibo, non c’è bellezza, non c’è arte, non c’è musica. C’è anche poca luce ed i pochi pedoni che la percorrono di notte rischiano di essere investiti.

E’ difficile immaginare che il Comune promuova nei locali chiusi di via Veneto o via del Corso Caffè letterari in concessione in cui si ascolta musica anche dal vivo e sulle pareti si ammirano quadri gentilmente messi a disposizione dal Ministero della Cultura che ha gli scantinati pieni di opere d’arte che non vede nessuno tranne pochi critici d’arte accreditati?

E infine: perché non realizzare a Roma una galleria delle Nazioni permanente, dove ogni Paese del mondo (Italia per prima) espone le sue eccellenze, le proprie specialità gastronomiche, la propria musica, la propria arte, le proprie immagini? Quale città è stata più internazionale di Roma antica? Quale città del mondo meriterebbe questo più di Roma? La capitale merita di volare alto. E’ stata mortificata più di tutte. Chiediamo al prossimo sindaco di non arrendersi alla depressione municipale, di non essere rinunciatario ma di guidare il cambiamento. Consapevole che il sindaco di Roma è anche sindaco d’Italia.

 

Domenico Crocco

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