MUVIS : In Italia il museo del vino più grande d’Europa

Il MUVIS ha sede presso la ex Cantina Vaselli di Castiglione in Teverina, uno dei grandi poli produttivi dell’omonima Azienda Agricola, prestigiosa cantina attiva sul mercato vinicolo fino al 1994. Si tratta di una cantina di grande superficie, articolata su sei piani: quattro vasti piani sotterranei, più un piano terra e un piano primo; una struttura che, con la sua imponenza e maestosità, presenta caratteristiche peculiari, sia da un punto di vista architettonico che funzionale. Un edificio importante nel tessuto urbanistico del paese, completamente ristrutturato con anni di accurato lavoro per la realizzazione del Museo.

Realizzato con fondi europei e regionali su un progetto antropologico di ampio respiro e con intenti innovativi, il MUVIS di Castiglione in Teverina nasce in una congiuntura storica in cui sempre più netta è avvertita da parte delle comunità locali l’esigenza di qualificare la propria identità con strumenti appropriati e aggiornati, in grado di coniugare il proprio passato storico con prospettive di sviluppo futuro, assicurando condizioni di vita equilibrate e mirate ad un rapporto armonico con l’ambiente, con le sue risorse e le sue eredità.

In questo senso il Museo del Vino e delle Scienze agroalimentari si pone come potenziale fattore di crescita insieme economica e culturale: il vino infatti è uno dei manufatti più antichi della agricoltura tradizionale ed è al contempo uno dei prodotti più vivaci dell’economia nazionale ed internazionale.

Il Museo quindi intende essere da un lato intimamente legato al territorio ed esplicitamente teso a interpretare e valorizzare il variegato mondo delle esigenze locali, dall’altro vuole però proiettarsi in un quadro generale di profondo e articolato dialogo con i linguaggi della contemporaneità. Il progetto antropologico è alla base della sua realizzazione e articola il discorso museale in dimensioni plurime. Il lavoro che è stato fatto è basato sul presupposto fondamentale che il vino è un bene culturale che contiene una serie molto numerosa di aspetti, di possibilità di approfondimenti di ogni tipo.

Progettato antropologicamente per coniugare il locale e il globale e per misurarsi con i significati legati al cosiddetto patrimonio immateriale, resi ormai sempre più popolari tramite l’Unesco, il MUVIS mette in primo piano la comunicazione museale, costruendo un percorso in cui al visitatore è consentito di compiere un’esperienza che lo coinvolga in modo complesso, toccando i livelli diversi della sua personalità, stimolando curiosità intellettuali e senso di meraviglia, nella convinzione che il processo conoscitivo passi attraverso il composito canale dell’esperienza, strutturata sui molteplici piani della personalità umana. Le parole chiave, che ritroveremo nella parte relativa all’allestimento, diventano dunque: allestimento composito, multiplanarità comunicativa, multisensorialità. Nelle sale si succedono temi e moduli comunicativi diversi, in cui trovano posto non solo puntuali descrizioni della vitivinicoltura tradizionale e moderna, con riferimenti ad aggiornate tecniche enologiche e al territorio della Teverina come luogo d’elezione, ma anche il vino e i suoi riflessi nell’arte, nella poesia e nella letteratura; il vino presso gli Etruschi attraverso l’esposizione di significativi reperti archeologici locali; installazioni di arte contemporanea realizzate per il Museo; esempi di archeologia industriale con l’esposizione delle vecchie macchine sia della cantina che di altre attività produttive.

In vino veritas, dice il proverbio latino: il MUVIS suggerisce l’interpretazione che la verità va cercata, insieme al vino, nel profondo, utilizzando tutte le facoltà di cui si è in possesso. Il percorso museale comporta una discesa nei diversi piani della cantina, con l’implicazione simbolica del viaggio nelle profondità. Dalla superficie si scende e si approfondisce e si compiono esperienze sempre più mirate e complesse, arrivando a compiere un processo in cui è metaforicamente possibile sfiorare, con un pizzico di emozione, la verità. O meglio, al plurale, le tante verità del vino. Le azioni dello scendere e del risalire, sono certamente connesse al processo di maturazione del vino, che, partendo dalla superficie, deve trovare la sua vera identità invecchiando e maturando nel silenzio delle viscere della terra; ma la discesa e la risalita sono azioni dotate di un potente apparato di significati mitico-rituali, in quanto sin dall’antichità stanno ad indicare un percorso di rigenerazione ciclica della vita: si scende per risalire, si sale per ridiscendere. La vita e la morte, la catena infinita del nascere e del morire. Il destino di tutti gli esseri viventi.

Il complesso del MUVIS di Castiglione in Teverina – il Museo del Vino più grande d’Europa – si presenta come un sistema fornito di servizi diversi, atti a compiere funzioni specifiche per un pubblico vasto: per questo, oltre alle diverse sale che compongono il percorso museale, esso è anche dotato di una Enoteca, dove poter degustare vino e cibi della tradizione della Teverina, di una sala mostre temporanee, di una saletta didattica, di un bookshop, di una grande sala congressi al primo piano e infine di un Centro Didattico autonomo dotato di foresteria, realizzato accanto al Museo negli ambienti di un ex oleificio. E’ prevista anche l’attivazione, nel tempo, di servizi museali quali biblioteca e archivio multimediale ed è stato già da tempo sottoscritto un protocollo d’intesa con l’Università degli Studi della Tuscia di Viterbo.

Alziamo i calici!

Alcune leggende fanno risalire l’origine della vite addirittura a Adamo ed Eva: il frutto proibito del Paradiso Terrestre non sarebbe la semplice mela, ma la succulenta uva. Altre affermano che fu Noè ad inventare il vino e che, ritenendolo assai prezioso, durante il Diluvio Universale pensò bene di salvare la vite trovandole rifugio sulla sua arca.

Secondo le leggende dunque, sin dall’origine del genere umano il vino sarebbe stato protagonista della vita e della cultura al punto da essere associato ai suoi primi artefici. Essendo un dono, ovvero un’eredità, dei nostri antenati mitici esso ha dunque tutte le caratteristiche per essere inteso come un valore primario dell’uomo e del suo eterno rapporto con la natura.

Questa sua universalità gli conferisce poteri straordinari ed è probabilmente quella che ha fatto sì che si diffondesse in tutti i continenti: ormai il vino viene apprezzato come bevanda in larga parte del pianeta e viene prodotto quasi ovunque esistano condizioni climatiche adatte. Non è dunque certamente un caso che esso porti in dote valori di portata universale quali la convivialità, la giovialità, l’amicizia, l’ospitalità, la tolleranza, la fratellanza, lo scambio, l’ispirazione.

E non è certamente un caso che esso abbia spesso avuto profondi contatti con l’arte, la letteratura, la filosofia, la poesia, la religione, la scienza, la medicina, etc. etc., vale a dire con i prodotti ritenuti più alti dell’operare umano. In virtù di queste caratteristiche intrinseche, la filosofia di fondo del Museo del Vino di Castiglione in Teverina è quella di essere un luogo di piacevoli incontri di vita, di arte, di cultura, di scienza, di formazione.

Accompagnati dal vino, dal cibo, dall’ospitalità, dall’amicizia. A tutti i livelli e in tutti i modi. Una filosofia semplice e ricca che esprima una volontà precisa della comunità locale che il Museo intende fortemente promuovere nel tempo.

Alziamo i calici!

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