La memoria rende liberi, scrive Liliana Segre in un libro con Enrico Mentana appena pubblicato da Rizzoli. E la memoria ci dice che prima della fondazione dell’Unione Europea, dopo la seconda guerra mondiale, il continente era stato dilaniato per secoli da laceranti guerre tra le Nazioni. Queste guerre erano culminate nelle due grandi guerre mondiali del Novecento. Quando l’Europa finì sotto la tenaglia drammatica del nazifascismo e del comunismo.
Nei grandi campi di sterminio nazisti 5 milioni di ebrei vennero condotti nelle camere a gas ed asfissiati con monossido di carbonio o con lo Zyclon B, acido prussico altamente concentrato. Mentre Aleksandr Solzhenytsin nel suo Arcipelago Gulag parla di 66 milioni di vittime del comunismo sovietico tra il 1917 e il 1959, tra purghe, condanne a morte, deportazioni e torture varie.
I nazionalismi europei, che hanno originato violente guerre per secoli, hanno trovato il loro culmine nel male assoluto del nazismo e del comunismo. Nulla e nessuno potrà mai giustificare le atrocità dei campi di concentramento nazisti, di cui Liliana Segre fu drammatica testimone a 8 anni. E nulla e nessuno potrà mai giustificare i massacri delle foibe, le gole carsiche dove i cittadini della Venezia Giulia venivano precipitati vivi e ammassati insieme a cani neri rabbiosi che divoravano le loro carni.
Ma se la memoria rende liberi, bisognerà riconoscere che è proprio dal ricordo di quei campi di concentramento, dal ricordo di morte della guerra, dal ricordo delle immense sofferenze causate soprattutto dalle due guerre mondiali che nacque , negli anni Cinquanta, l’Unione europea. Nacque perché Auschwitz e i gulag non si ripetessero. Perché non riaccadesse niente di simile. E se nei successivi 70 anni c’è stato il più lungo periodo di pace della storia europea è stato proprio grazie ai milioni di martiri del cui sangue puro la bandiera dell’Europa è ancora intrisa.
La memoria veramente rende liberi. E ci ammonisce a non disfarci dell’Europa con facilità, anche se l’Europa come è diventata non sempre ci piace. L’Europa di Robert Schuman e di Alcide De Gasperi mise al primo posto i valori fondanti, i valori ebraico cristiani, la libertà, la fratellanza, l’unità, la condivisione, la solidarietà. Non i valori economici. Il risultato fu uno straordinario processo di integrazione tra gli Stati che per secoli si erano combattuti ed il progresso economico venne come conseguenza. L’Europa di oggi per troppi anni ha messo al primo posto il successo economico dei singoli Stati a cui ha sacrificato i valori fondanti, di cui si vergogna, in nome di un globalismo tecnicista e razionalista, senza identità, che poi di razionale ha ben poco. Non è razionale, dopo Auschwitz, disprezzare la vita come fa l’Europa quando condanna gli Stati che non garantiscono il cosiddetto “diritto” di abortire, che si gioca su una creatura inerme, che non può difendersi. Il filosofo illuminista Immanuel Kant, che sottopose la conoscenza e la morale alla critica della ragione, ci insegnò che un diritto è tale se è estensibile ed esercitabile da tutti. Ma se tutti abortissero la specie umana scomparirebbe. Dunque è alla difesa della vita che l’Europa dovrebbe applicarsi. Non all’imposizione legale e culturale dei cosiddetti “diritti civili”, dall’aborto all’eutanasia , alle nozze gay o all’identità di genere, nessuno dei quali regge alla legge dell’estensione a tutti e quindi al tribunale della ragione. Quei valori ebraico cristiani che l’Europa rifiutò sono i valori che hanno a fondamento la vita, la difesa della vita della specie. Sono dunque quanto di più razionale e naturale ci sia. Ed è ipocrita alzare barricate ecologiste contro lo scorretto smaltimento dei rifiuti mentre si favorisce lo smaltimento della vita umana nascente come uno sporco rifiuto.
L’Europa dei padri fondatori sopravvive nell’anelito di solidarietà che spinge i cittadini europei a risollevare le Nazioni dell’Est, mortificate dal comunismo, a soccorrere le vittime dei terremoti in Italia , ad aiutare Parigi a spegnere l’incendio a Notre Dame, a non discriminare i suoi cittadini sulla base della religione o degli orientamenti politici o sessuali dando loro sempre pari dignità. L’Europa dei padri muore invece durante il maltrattamento della Grecia sottoposta a prestiti usurari. Muore nell’eccitazione del dibattito sui parametri di Mastricht e sui sussulti dei mercati, a cui troppi politici europei hanno oggi legato i loro cuori. Non disfarci dell’Europa, recuperare i valori, ridare il giusto ordine alle cose è la via giusta. La via per non dimenticare Auschwitz, i gulag e le foibe, L’altra via è quella di insistere sulla prevalenza dell’economico, sulla sua assolutizzazione, che porta alla mortificazione e alla mercificazione della persona e che peraltro accomuna il comunismo ed il nazismo e che portò il primo Anticristo, che può sempre pericolosamente affiorare in ogni tempo, prima a vendere l’Amore per 30 denari e poi a impiccarsi sul ramo di un albero, nel campo del vasaio
Domenico Crocco