Al premier etiope il Nobel per la pace

Il premio Nobel per la Pace 2019 è andato ad Abiy Ahmed Ali, il primo ministro dell’Etiopia, «per i suoi sforzi nel raggiungere la pace e la cooperazione internazionale, e in particolare per le sue iniziative decisive per risolvere i conflitti lungo il confine con l’Eritrea».

Ali  è diventato premier  dell’Etiopia ad aprile 2018, e fin da subito è stato descritto come «la più grande speranza per il futuro democratico» del paese, per diverse ragioni: sia perché è parte della più giovane generazione di politici etiopi, sia perché è un oromo appartenente ad un  gruppo etnico maggioritario in Etiopia ma marginalizzato da decenni – ed infine poiché ha presentato dall’ inizio idee per certi aspetti rivoluzionarie.

In pochi mesi, il primo ministro etiope ha parlato di riconciliazione nazionale (un discorso importante in un paese attraversato da profondi risentimenti tra gruppi etnici), ha ordinato il rilascio di migliaia di prigionieri politici ed ha legalizzato i gruppi di opposizione che erano a lungo stati classificati come “terroristici”.

Si è distinto anche per aver firmato un trattato di pace con la vicina Eritrea, con cui l’Etiopia era ufficialmente in guerra dal 1998.

La pace tra Etiopia ed Eritrea è stato uno degli eventi più importanti del 2018 nella politica africana, e probabilmente il più importante nel Corno d’Africa, una delle regioni più instabili di tutto il continente.

L’immagine del premier abbracciato al dittatore eritreo Isaias Aferwerki, nel luglio 2018, ha fatto il giro del mondo ed è stato un importante momento di svolta nelle complicate relazioni tra i due paesi.

Oltre alla pace con l’Eritrea, Ahmed ha iniziato a introdurre importanti riforme per modernizzare il sistema economico etiope, provocando diversi malumori tra le élite più conservatici del paese, le più premiate dal vecchio sistema.

Grazia Crocco

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