Il governo Conte e la nottola di Minerva

Il filosofo tedesco Hegel diceva che la nottola di Minerva spicca il suo volo solo dopo che è passata la notte. Con ciò intendeva che il pensiero riesce ad inquadrare gli eventi della storia e a ricostruirne il senso solo dopo che essi sono avvenuti. Il Governo giallo verde è giovane e, nonostante tutto, ancora stabile. Ma a quasi un anno dalla sua nascita, la nottola di Minerva può cercare di interpretarne il senso, al di là delle contingenze, recuperando qualche traccia di storia al di là della cronaca.

Se calassimo oggi la saracinesca sul Governo Conte cosa ne resterebbe nei libri di storia? Sicuramente il reddito di cittadinanza. Che di per sé nasce da una giusta preoccupazione per tutti quelli che hanno difficoltà a trovare un lavoro. Il rischio è che alimenti il lavoro nero. Oppure che sia elargito a chi resta col telecomando in mano sul divano. Ma nelle promesse del Governo questo non avverrà. E allora se veramente andranno in galera quelli che lo utilizzano pur lavorando in nero, se veramente le ore di chi lo percepirà saranno utilizzate per la formazione ed il lavoro, se veramente un database efficiente consentirà al falegname che non trova lavoro a Potenza di trovare lavoro a Matera (e senza l’aiuto del database o del navigator non lo avrebbe mai saputo), forse sarebbe stato meglio chiamarlo “lavoro di cittadinanza”. Senza così prestare il fianco a chi lo considera un sussidio per sfaccendati.

La seconda misura che resterebbe nella storia è lo stop all’immigrazione clandestina. Che al di là di ogni strumentalizzazione era una misura dovuta. Ogni azione politica, che non va confusa con l’astrattismo né con il moralismo all’acqua di rose, può anche ispirarsi ad un ideale ma deve rispondere ad una categoria razionale. Dunque: profughi a parte, posso consentire ad ogni africano che lo desidera di venire in Italia? Posso svuotare gli abitanti del continente africano e travasarli in Europa? Non posso perché né l’Europa né l’Italia è in grado di farsene carico e di garantire lavoro a tutti ( non riesce a garantirlo neanche agli Italiani , per questo ha varato il reddito di cittadinanza). Quindi devo bloccare l’immigrazione clandestina e favorire l’investimento italiano in Africa, al fine di creare opportunità, formazione, sviluppo, occupazione. E a chi risponde chi l’Italia non lo fa si può rispondere che già oggi l’Italia è al terzo posto tra gli investitori mondiali in Africa dopo Cina ed Emirati. Rispondiamo che i maggiori investitori italiani sono ENI, ENEL, Salini-Impregilo e Ferrero e che le imprese italiane si distinguono in Africa non solo per l’investimento profit ma anche per straordinarie iniziative di solidarietà con donazione di ospedali, di laboratori di formazione e di impresa.

Se infine calasse la saracinesca sul governo resterebbe anche una nuova attenzione alla manutenzione delle infrastrutture, rispetto alla inaugurazione di nuove opere. E questo è importante. L’analisi costi benefici prima di realizzare un’opera è cosa buona. Così come è cosa buona non bloccare gli investimenti già iniziati per non perdere di credibilità internazionale. Ma è soprattutto cosa buona curare le opere, monitorare la stabilità di ponti, viadotti e gallerie come sta facendo oggi il Ministero delle Infrastrutture e dei Trasporti. Solo questo può dare un senso alla drammatica esperienza delle vite scomparse sotto un ponte che crolla, un viadotto che cede, una galleria che si incendia.

Il Governo Conte si avvantaggerebbe sicuramente di un arricchimento di competenza della classe dirigente che accompagna il nuovo ceto politico. Per lasciare qualcosa di durevole nelle pagine di storia dovrebbe mantenere la promessa di debellare la corruzione incancrenita. Dovrebbe mantenere la promessa della flat tax, la tassa piatta che può determinare in Italia lo stesso effetto straordinario per l’occupazione che ha portato , negli Stati Uniti, l’abbattimento delle tasse da parte del governo Trump. Ma accanto a questa occorrerebbe contemporaneamente una seria spending review per tagliare i mille rivoli della spesa inutile e l’eliminazione dei mille ostacoli burocratici alle imprese per il rilancio degli investimenti, innanzitutto al Sud. Infine il Governo dovrebbe governare la transizione verso le nuove tecnologie come quelle che consentono la guida autonoma dei veicoli destinata a cambiare radicalmente il trasporto merci, il trasporto passeggeri anche con taxi, la logistica, il turismo creando nuovi posto di lavoro ma anche eliminandone molti. Riuscirà l’alleanza giallo verde a realizzare tutto questo, a mantenere le promesse elettorali? Questo lo dirà il tempo. E solo alla fine la nottola di Minerva spiccherà il volo volando su un’Italia che, a seconda della congiuntura internazionale e dell’operato del Governo, sarà in agonia da recessione o all’inizio di un nuovo rinascimento.

Domenico Crocco

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