Imprese: più partecipazione più produttività più salario

Mentre in Europa aleggia lo spettro della stagnazione, come anticamera della recessione, il presidente di Confindustria Boccia lancia un allarme: mai come ora occorre aumentare la produttività delle nostre aziende per aumentare la loro competitività. Con la moneta unica, infatti, chi ha più produttività è come se avesse svalutato nei confronti del Paese più debole. Quindi: si possono avere salari alti solo se c’è un’alta produttività. Per questo: più produttività, più salari, più occupazione. Ma come è possibile stimolare la produttività senza un effettivo coinvolgimento dei lavoratori nei risultati d’impresa? E’ un problema che sta affrontando anche la Commissione Europea, alla ricerca di una strada che conduca alla vera partecipazione. Perché la strada l’ha trovata a suo modo la Germania, con la cogestione delle imprese attraverso organismi sindacali di controllo. Ma è una via che in Italia e in tanti altri Paesi non sarebbe praticabile perché stravolge la tradizione di una governance “liberale” delle imprese.

E allora: come favorire la partecipazione dei lavoratori alle imprese in una forma moderna, senza alterare la governance delle imprese ma consentendo di agganciare realmente le retribuzioni agli incrementi di produttività, di redditività, di efficienza e di innovazione? Come rendere, sempre di più, imprenditori e dipendenti alleati nel conseguire le migliori performance aziendali in un mercato sempre più concorrenziale? Attualmente le forme partecipative, che anche a livello UE vengono considerate positivamente, sono ostacolate dagli scarsi incentivi messi in campo. In Italia i premi di produttività sono diffusi soprattutto in alcune grandi imprese. Ma vi è un tessuto di piccole e medie imprese poco stimolate a contrattare e a definire obiettivi di produttività e redditività, che invece si gioverebbero di una maggiore partecipazione dei lavoratori ai risultati d’impresa. E vi è una platea di lavoratori che spesso non vede adeguatamente corrisposti i propri sforzi per migliorare la produttività e l’efficienza.

In questo senso sarebbe importante incentivare esplicitamente una contrattazione di carattere territoriale che possa supportare le imprese a dotarsi di premi di risultato. Di qui la necessità di ulteriori misure che possano rendere ulteriormente efficaci le attuali disposizioni in tema di detassazione parziale dei premi di risultato, favorendo la contrattazione collettiva aziendale in questo senso.

Una di queste misure è quella della decontribuzione in favore delle imprese, che può finalmente stimolare concretamente le imprese ad adottare scelte di partecipazione in favore dei lavoratori. Per fare in modo che la decontribuzione non pesi sulle prospettive previdenziali dei singoli lavoratori, si può prevedere una fiscalizzazione della minore contribuzione aziendale, che salvaguardi i versamenti pensionistici nel regime contributivo. L’altra misura stimolante è la completa detassazione dei premi di risultato, attualmente tassati al 10%. . L’ultima è una migliore definizione dei criteri che consentono di erogare il premio di risultato, attualmente troppo rigidi. Si dirà: dove si trovano i soldi per finanziare queste misure? Semplice: la copertura economica di queste modifiche è da ritrovare nelle proiezione degli effetti di incremento di fatturato delle imprese, sottoposto a sua volta a tassazione, derivante dagli incrementi di produttività, efficienza ed innovazione .

Domenico Crocco

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