Il prodotto italiano che ha reso di più negli ultimi 10-15 anni è stato il grande vino da collezione.
Si stima che le vendite di questo prodotto cresceranno non meno del 192%., più del doppio di orologi (+69%), diamanti (+70%)e quadri d’autore (+78%).
Negli ultimi 15 anni, secondo l’ultima valutazione della società inglese Liv-Ex (che analizza domanda e offerta dei vini di qualità), i collezionisti di vino hanno guadagnato molto più degli investitori in borsa.
In particolare, questi indici di valutazioni dei vini come l’Il Liv-Ex 100 ed il Liv-Ex 1000 dal 2004 al 31 dicembre scorso sono cresciuti rispettivamente del 213% e del 258%, contro un 144% dello Standard & Poor’s 500 di Wall Street e il “misero” 59,2% dell’indice Ftse 100 londinese.
Alessandro Regoli – direttore dell ’agenzia specializzata Winenews ha di recente affermato che “Visto l’andamento del recente passato non sarebbe una sorpresa se, nella prossima analisi, il vino conquistasse, come già successo in passato, il primo posto tra gli investimenti più redditizi, dopo un 2018 che ha visto battere record su record”.
I due vini più costosi sono stati venduti a 496.000 e 558.000 dollari e comprati da Sotheby’s a New York per acquistare due bottiglie che erano del 1945 della cantina francese Romanée-Conti. 11,6 milioni di dollari sono invece stati spesi in Svizzera da Baghera Wines per una collezione di 1.360 bottiglie.
Tra i vini d’annata più costosi troviamo etichette francesi come Rousseau, Leroy, Leflaive e Roumier ed anche etichette italiane.
Nel 2018 la bottiglia italiana più pregiata è stata quella della Riserva Brunello di Montalcino 1955 di Biondi Santi (4.316 euro a bottiglia) e del Barolo Riserva Monfortino 1978 di Giacomo Conterno (3.267 euro).
Nel 2018, dei 50 vini più costosi, 21 erano toscani e 28 piemontesi. Il veneto Amarone 2003 Amabile del Cirè di Giuseppe Quintarelli (508 euro) è l’unico prodotto in altra regione.
Ad ottobre sono state vendute numerose bottiglie del Sassicaia 2015: Inizialmente messo in vendita a 110 euro a bottiglia, è arrivato a costare anche 360 euro a pezzo, una settimana dopo, grazie al giudizio della rivista americana Wine Spectator che l’ha valutato miglior vino al mondo dell’anno.
Regoli sostiene anche che “Le prospettive per il 2019 – sono di un mercato ancora solido, con le uniche preoccupazioni che arrivano dal fronte di Bordeaux (anche se le aspettative per l’annata 2018 sono altissime), mentre sono da tenere sott’occhio le etichette della California e del Piemonte. Ovviamente, ci saranno da capire gli effetti della Brexit sul mercato, mentre la raccolta 2018 in Borgogna, mai così alta dal 2009, potrebbe frenare la crescita dei vini di quella regione”.
Chi conserva un vino pregiato… conserva un tesoro.
Grazia Crocco