Un recente studio condotto da Mediobanca sul fatturato delle principali aziende italiane degli ultimi due anni ha evidenziato come il Made in Italy sia in costante crescita con i tradizionali brand , ma anche che molte aziende italiane siano diventate di proprietà straniera.
Nel settore automobilistico leader è la FIAT, oggi FIAT CHRYSLER dopo la fusione con gli americani, che ha sede fiscale a Londra.
E’ al primo posto con FCA Italy, che raggruppa tutte le attività in Italia, con un fatturato di 26 miliardi di euro.
Oltre la FIAT abbiamo anche la Ferrari con un fatturato di 2,8 miliardi, e la Maserati che ha raggiunto i 3 miliardi, che hanno mantenuto la sede di produzione in Italia.
Un settore chiave per l’economia italiana è quello della moda.
L’indagine di Mediobanca ha considerato inoltre le prime 30 realtà, anche perché di queste ben 16 registrano fatturati superiori al miliardo di euro.
La prima è Luxottica, impresa leader nella vendita di occhiali di alta qualità, che ha un fatturato di circa 9 miliardi di euro, che si è fusa con la francese Essilor.
Poi, imprese famose in tutto il mondo per il lusso sono Prada (3,1 miliardi di fatturato ) e Giorgio Armani con 2,5 miliardi.
Molto famose nel mondo sono anche Calzedonia, Diesel, Max Mara , Salvatore Ferragamo ,OVS e gli occhiali Safilo.
Infine troviamo i brand di Ermenegildo Zegna, Valentino, Benetton, Geox , Diadora), Moncler e Tod’s.
Il settore agroalimentare è tra i principali ambasciatori del Made in Italy nel mondo. A primo posto troviamo la Parmalat ,che però è controllata dalla francese Lactali, ed è al primo posto con un fatturato di 6,5 miliardi . Poi troviamo la Cremonini(3,6 miliardi) e la Barilla (3,4 miliardi).
Importanti aziende sono anche l’AIA e la Negroni, la famosa Ferrero (2,6 miliardi), la Lavazza (1,9 miliardi), la Casillo (1,5 miliardi), gruppo pugliese attivo nella trasformazione e commercializzazione del grano, l’ Amadori, le attività in Italia della svizzera Nestlè (1,3 miliardi), e Lactalis Italia, divisione italiana del gruppo francese Lactalis (1,2 miliardi).
L’industria culturale è tutta tricolore. Al comando troviamo la Mondadori
con un fatturato di 1,3 miliardi, seguita da Rcs (controllata da Cairo Communication) a 968 milioni, e dal Gruppo Editoriale L’Espresso (585 milioni), che quest’anno ha cambiato denominazione in GEDI, dopo l’acquisizione di Italiana Editrice (La Stampa e Secolo XIX) nel 2016.
Al di sotto della classifica c’è il gruppo Messaggerie (491 milioni), che controlla Garzanti e altri marchi più piccoli (tra cui Longanesi, Bollati Boringhieri, Chiarelettere), l’Istituto Poligrafico e Zecca dello Stato (345 milioni), la zecca della Repubblica controllata al 100 per cento dal Ministero dell’Economia, Il Sole 24 Ore (284 milioni), Giunti Editore (208 milioni), Pozzoni(119 milioni), gruppo grafico-editoriale, e il gruppo grafico Rotolito Lombarda (170 milioni), gruppo grafico.
Nell’industria troviamo al secondo posto Danieli (2,4 miliardi), produzione impianti siderurgici, al terzo ABB Italia, controllata del gruppo elvetico che in Italia fattura 2,3 miliardi di euro. Le altre in classifica sono: Brembo(2,3 miliardi),freni auto, ALI (2,1 miliardi), apparecchiature per la ristorazione, Sogefi (1,8 miliardi), componentistica auto, Ariston (1,5 miliardi), termosanitari, Sacmi (1,4 miliardi), macchine per la ceramica, IMA (1,3 miliardi), macchine confezionatrici, e Piermasteelisa (1,3 miliardi), ora controllata dai cinesi di Grandland e nota per la costruzione di facciate architettoniche in acciaio e vetro.
Il Made in Italy viene apprezzato nel mondo anche per il design dell’arredo.
La top ten nel legno e mobili vede tutte aziende con fatturato inferiore al miliardo di euro. Quest’anno in testa c’è il gruppo Saviola, il re del legno riciclato, con un fatturato di 545 milioni di euro.
Al secondo posto troviamo la Friul Intagli Industries (465 milioni), il più grande produttore italiano di componenti per mobili, e al terzo i divani Natuzzi (454 milioni). Sotto il podio, Fantoni (314 milioni), mobili per ufficio, Poltrona Frau (309 milioni), gli arredi Molteni(306 milioni), Frati Luigi (285 milioni), pannelli in legno, Poltronesofà (274 milioni) , i cucinieri marchigiani Scavolini (208 milioni) e Lube (195 milioni).
Un’azienda che crede nel Paese dovrebbe mantenere la sede di produzione in Italia e non dislocarla in Paesi dove si spene di meno.
Abbiamo delle imprese straordinarie, cerchiamo sempre di valorizzarle.
Grazia Crocco