Solamente nello scorso anno, in Italia, all’ incirca cento famiglie al giorno sono state sfrattate; mentre oltre 650mila persone sono tutt’ora in lista per ottenere una casa popolare.
Qual è invece la situazione in Europa e nel resto del mondo?
“Il Consiglio per i diritti umani delle Nazioni Unite” ha stimato la presenza di cento milioni di senzatetto nel mondo.
Coloro che non possiedono una casa non si trovano soltanto nei Paesi poveri ma è allarmante il fatto che secondo un rapporto recentemente pubblicato dal Dipartimento per gli alloggi e lo sviluppo urbano degli Stati Uniti nel 2015 in America ci sarebbero stati oltre 565mila senzatetto, di cui il 25 % dei quali bambini.
In Europa è in forte aumento lo sfratto forzato degli inquilini che abitano in case affittate, molto spesso occupate con la forza.
La questione degli sfratti in Europa cambia a seconda che si tratti di “ Europa occidentale” ed “orientale”.
Ad esempio, in molti Paesi dell’Europa orientale tra cui l’Ungheria, la Romania e la Polonia , successivamente alla caduta dell’Unione Sovietica vi era un’alta percentuale di proprietari-occupanti, per il processo di privatizzazione dei primi anni ’90 che permise a molte persone di acquistare l’immobile in cui vivevano.
Tuttavia i nuovi proprietari si trovarono ad indebitarsi gravemente sia a causa di arretrati nel pagamento delle bollette sia per l’impossibilità di effettuare la manutenzione nelle abitazioni di scarsa qualità e di bassa efficienza energetica.
In Ungheria, per esempio, questo accadde per circa un quarto della popolazione, rendendo l’indebitamento connesso all’energia una delle principali cause di sfratto.
In Grecia, fino al 2010 si aveva circa l’85 per cento di proprietari-occupanti, mentre con la troika (l’alleanza della Banca Centrale con la Commissione europea e il Fondo monetario internazionale) si pose fine a quell’austerità che mise a rischio moltissimi proprietari di case.
Mentre nell’Europa occidentale lo sfratto forzato degli inquilini residenti è stato principalmente causato dal crollo finanziario verificatosi tra il 2007e il 2008 oltre che dal successivo aumento delle imposte e dalla riduzione del reddito a causa delle politiche di austerità.
Tutto questo ha impedito a molte persone di pagare il mutuo o l’affitto, aumentando i casi di occupazione delle abitazioni vuote e aumentando il numero dei senzatetto.
Gli sfratti sono aumentati anche grazie alla trasformazione urbana ed alla “gentrification”, ovvero un processo di sfratto di massa, iniziato prima del crollo finanziario del 2007/2008, con il quale ha, però, acquistato grande forza e velocità.
Infatti Interi quartieri che un tempo erano popolari sono stati abitati da una classe borghese e cambiando totalmente il loro aspetto.
Nel centro di Budapest si persero gli alloggi sociali: avvenne una trasformazione urbana e in grandi città in Francia, Germania, Spagna ed Italia la gentrification portò ad un processo di pulizia sociale del continente a livello statale e corporativo.
Questo fenomeno porta successivamente ad una sopravvalutazione di terreni e ad una pressione al rialzo sui canoni di locazione, che come risultato porta ad uno spostamento di massa di comunità insediate, sia nei centri urbani sia nella periferia delle metropoli europee.
La crisi finanziaria del 2007/2008, ha portato ad una nuova minaccia per gli inquilini a causa dei comportamenti di banche come Blackstone e Goldman Sachs che agirono per accumulare ricchezza dall’espropriazione urbana di centinaia di migliaia di famiglie che perdono le loro case in seguito al mancato rimborso di mutui, i quali acquistano case pignorate e mutui ipotecari da banche in difficoltà.
La particolarità dell’Italia, rispetto al resto d’Europa, è la scarsa salvaguardia dei proprietari di case costretti ad accollarsi il peso del blocco degli sfratti e dell’inerzia delle politiche statali sulla casa. Per questo la Corte di Giustizia europea ha più volto condannato l’Italia per il mancato rispetto del legittimo diritto di proprietà troppe volte calpestato.
Grazia Crocco