In Georgia, nel Caucaso meridionale, all’interno di otto vasi di terracotta, sono state scoperte le tracce del vino più antico del mondo, risalente a circa 8000 anni fa.
Questa importante scoperta è stata realizzata da un gruppo di ricercatori coordinati da David Lordkipanidze del Museo Nazionale Georgiano.
Prima di questo ritrovamento le tracce più antiche di vino erano quelle trovate in Iran, nei Monti Zagros, risalenti al 5.000 a.C., mentre un vino di 6.000 anni fa era stato scoperto in precedenza in Italia, nella zona di Agrigento.
I ricercatori hanno analizzato i resti dei vasi di terracotta ritrovati, all’interno dei laboratori dell’università americana della Pennsylvania, identificando le “impronte digitali del vino” consistenti in quattro composti chiave: acido tartarico, malico succinico e citrico.
Sui vasi rinvenuti erano presenti delle decorazioni raffiguranti dei grappoli. Inoltre, sono stati rilevati anche grandi quantitativi di polline di vite nel terreno e grazie alle datazioni al radiocarbonio, che certificano una data compresa tra il 5.800 e il 6.000 avanti Cristo, le analisi chimiche hanno potuto appurare che gli abitanti del villaggio georgiano di Gadachrili Gora sono stati i più antichi produttori di vino al mondo.
Alla luce di queste ultime scoperte, è possibile ritenere che il vino, già millenni fa, sia stato un prodotto importante sia a fini religiosi, ma anche per usi nella farmacia, nella cucina e nelle economie delle società dell’antico Vicino Oriente.
Bisogna ricordare, però, che le tecniche di viticoltura erano molto diverse da quelle attuali, tuttavia erano comunque necessarie conoscenze approfondite relativamente all’addomesticamento delle colture, alla selezione delle piante più adatte, ai processi di fermentazione e di conservazione.
Grazia Crocco