La neve, i senza tetto e il diritto alla vita

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Il freddo polare gela l’Italia. Il Papa chiede di intervenire per trovare un ricovero ai senza tetto. I professionisti dell’assistenza e i volontari, anche religiosi, vanno a cercare gli homeless per aiutarli. Ma molti senza tetto non vogliono essere aiutati. Il Papa insiste: non lasciamoli morire. I volontari, mentre la neve scende inesorabile insieme al termometro, propongono agli homeless un ricovero in un dormitorio o l’apertura notturna della stazione della metro. Ma i clochard, irriducibili, non vogliono spostarsi dal marciapiedi. Che fare? Che cosa è giusto fare in questi casi?

In un commento sul “Messaggero”, Mario Ajello scrive che, di fronte alla “rivendicazione di diversità sprezzante ed estrema del clochard che si lascia morire assiderato è una grande ipocrisia cospargersi comunque il capo di cenere e dire che comunque è sempre colpa nostra”. Però, nonostante questo, ci chiediamo: la volontà di lasciarsi morire sul marciapiedi al gelo è veramente volontà libera? E’ libertà quella di abbandonarsi alla sporcizia ed al freddo rifiutando ogni aiuto fino a rinunciare alla vita?

Non capita di rado di imbattersi in senzatetto con le unghie lunghe ed annerite che parlano da soli, che inveiscono con voce metallica contro i propri incubi e ricordi, davanti a un cartone di vino subito vuoto, circondati da sacchi di plastica e rifiuti. Vengono quasi sempre da storie familiari compromesse, da complicazioni psichiatriche che li hanno condotti all’alcolismo, da vissuti drammatici e delusioni laceranti. E’ giusto accettare il loro rifiuto di assistenza e lasciarli così? O il loro rifiuto è espressione di una malattia che necessita comunque di aiuto e di intervento?

C’è un pensiero debole e mortifero, ma molto diffuso, apparentemente liberale, per cui bisogna rispettare la volontà di morte del clochard. Così come bisogna rispettare la volontà del malato depresso che vuole ricorrere all’eutanasia, la volontà della madre che vuole annientare il suo bambino mentre potrebbe partorirlo ed affidarlo ad altri, la volontà del drogato che vuole continuare a farsi di eroina. Poi c’è il pensiero ipocrita per cui ciò che conta è ripulire le strade ed evitare che la gente, e soprattutto i bambini, vedano circolare il sudicio clochard, la prostituta semi svestita e il drogato, pericoloso rifiuto umano che andrebbe arrestato e rinchiuso. Poiché i “rifiuti umani” possono esserci e possono fare del male a se stessi ma ciò che è importante è che non devono essere visti e che non devono dare fastidio alla gente. Infine c’è il pensiero forte e veramente generoso. Quello che si sporca veramente le mani col clochard, con il drogato, con la prostituta. Quello che sottopone, anche contro la sua volontà del momento, il clochard dipendente dall’alcool alle cure contro l’alcoolismo e alla necessaria assistenza psichiatrica. Quello che, con il cuore in mano, scuote ed aiuta la madre che sta per abortire spiegandole che sta facendo del male inutilmente alla creatura indifesa e a se stessa. Quello che punisce fortemente il cliente della prostituta e la aiuta a rispettare se stessa e il proprio corpo. Quello che spinge con passione il drogato, che fa pazzie alla ricerca della dose, a curarsi in un centro specializzato o in una comunità.

Hegel diceva che gli allori del puro volere sono foglie secche che non sono mai state verdi. La libertà, infatti, non è possibilità di fare tutto, anche quello che mi nuoce. La libertà non è accettazione passiva di una volontà impazzita. La libertà vera è rispettosa degli altri quanto di se stessi. E’ rispetto del diritto alla vita dell’individuo e della collettività. Altrimenti, quando per la strada ci si imbatte nel disperato che sta per buttarsi dal balcone al quinto piano, si faccia finta di nulla, si rispetti la sua volontà, si passi avanti a testa china senza chiamare i vigili del fuoco.

Domenico Crocco

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