L’allarme sull’ideologia gender

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La parte più rigorosa della cultura cattolica italiana ha contestato fortemente la nomina di Valeria Fedeli, prima firmataria di un disegno di legge sull’ ”educazione di genere”, a Ministro dell’Istruzione del nuovo Governo Gentiloni. Il timore è che la scelta della ex sindacalista della Cgil nasconda la volontà di rendere obbligatoria, nella scuola italiana, l’educazione “gender”. E quindi una modalità educativa che non favorisce l’identità predefinita del bambino nel genere maschile oppure femminile, ma prevede la possibilità, per il bambino, di “scegliere” di identificarsi in una confusione di generi che vanno da quelli tradizionali fino all’ermafrodita, allo speudoermafrodita maschio ed alla pseudoermafrodita femmina.

La questione non è di poco conto se si considera che papa Bergoglio, in Georgia, ha definito l’ideologia gender “un grave sbaglio della mente umana”, una “colonizzazione ideologica”, un “attentato al matrimonio” e infine una vera e propria “bomba atomica messa nel cuore della famiglia”. Il pericolo è avvertito come ancora più grave se si pensa che in molte scuole, anche italiane, l’ideologia gender viene già ora messa in pratica invitando bambini maschi a provare a vestirsi come le femminucce e le bambine a giocare con i tradizionali giochi dei maschi. Mettendo in discussione sia la verità della Sacra Scrittura (“Dio creò l’uomo a sua immagine, maschio e femmina li creò e disse loro crescete e moltiplicatevi”), sia l’assioma scientifico che ha portato alla luce un DNA dove sta scritto che si è maschi oppure femmine anche se ci si sottopone ad una operazione chirurgica per privarsi dei propri organi genitali.

L’ideologia gender è percepita quindi come un attentato alla Verità ed alla Natura. Un veicolo diabolico per favorire la con-fusione sessuale del bambino anziché la sua identità maschile o femminile. Ma come ha potuto affermarsi, a livello mondiale, una ideologia così inquietante e innaturale?

Il pretesto è la volontà di reagire alle discriminazioni ed alle violenze, verbali e fisiche, nei confronti dei sessualmente “diversi”, come gli omosessuali. Se il bambino impara a scuola che non ci sono solo maschi e femmine ma anche tanti altri generi in cui può liberamente identificarsi, non percepirà nessun altro bambino come sessualmente “diverso”. Poiché se non c’è “normalità”, non c’è di conseguenza neanche “diversità”.

La natura però ci dice che la normalità c’è. Il DNA ci dice che si nasce donna o si nasce uomini e che questa differenza rende possibile la complementarità dei due sessi e la sopravvivenza della specie, che in natura si fonda solo e soltanto sull’unione procreativa di un maschio e di una donna.

Di fronte a questo semplice concetto l’ideologia gender dovrebbe all’istante, inesorabilmente, crollare. Ma siccome l’irrazionalità e l’autolesionismo nichilista trovano molto spazio in questo tempo, l’ideologia gender fa i suoi proseliti anche nelle nostre scuole sulla pelle delle creature più indifese, i nostri bambini.

Abbiamo letto il disegno di legge di cui la neo Ministra Fedeli è stata prima firmataria. Non è, apparentemente, una rappresentazione dell’ideologia gender. Non è un incitamento ad un’educazione alla moltiplicazione dei generi. Rappresenta piuttosto un invito a valorizzare, nell’educazione, il rispetto di ogni orientamento nei rapporti interpersonali. Ma proprio per questo non è un disegno di legge pericoloso: è soltanto inutile. Perché la sacralità ed il valore infinito di ogni individuo ci è ricordato, quotidianamente, dai crocifissi sulle pareti di chi non si vergogna di esporli. Ci è ricordato, inoltre, dalla straordinaria eredità del pensiero liberale occidentale. Ci è ricordato, infine, dalla nostra preziosa carta costituzionale, che all’articolo 3 ci invita a non discriminare in base alla religione o all’orientamento sessuale.

Ma una cosa è dire che l’altro, chiunque altro, pur nella sua differenza, merita uguale rispetto e dignità, ciò che dovrebbe essere insegnato in ogni famiglia e in ogni scuola. Un’altra cosa è insegnare alla più indifesa delle creature, il bambino, che la sessualità non è un dato di natura ma un’opzione culturale, che uno può decidere arbitrariamente. Poiché dietro questa pseudo cultura apparentemente bonaria si nasconde una ideologia violenta e irrazionale che usa l’infanzia per volgersi contro la natura.

Domenico Crocco

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