Il ruolo dello sport nel percorso di crescita individuale dei giovani

mens_sana.png

Il ruolo svolto dallo sport nel percorso di crescita individuale e di formazione dei giovani è fondamentale, e questa vuole appunto essere una riflessione ampia su quei valori assoluti, propri dello sport, che possono essere applicati dai giovani nel proprio percorso di vita e di carriera. Il riferimento è soprattutto a quei valori condivisi quali la dedizione, il senso del sacrificio, la lealtà verso sé stessi e verso gli altri, la corretta attitudine e la perseveranza nel perseguire i propri obiettivi. Tutti elementi innati in ogni sport e legati a quel fondamentale valore rappresentato dalla meritocrazia nei risultati raggiunti; purtroppo spesso latitante in altri campi, soprattutto nei confronti dei giovani che si affacciano sul mondo del lavoro. Quella meritocrazia che, in un confronto alla pari, riconosce la superiorità al migliore esaltandone appunto il merito. Molto si è scritto sul concetto di meritocrazia, come d’altronde molta retorica accompagna lo sport in generale, dipingendo probabilmente un’immagine spesso idilliaca e slegata dalla realtà. Lo sport non può avere l’ambizione di rappresentare tout court la vita nelle sue complessità, ma è certo che oggi, finite le grandi esperienze di massa del passato, nulla come esso stesso possa radicare nei giovani quei valori ed insegnamenti di vita fondamentali, quali ad esempio il ruolo della meritocrazia.

Innanzitutto lo sport insegna come il raggiungimento dei risultati passi necessariamente attraverso una costante e scrupolosa preparazione (sia mentale che fisica), dove primario è il ruolo riconosciuto al sacrificio ed alla volontà di raggiungere l’obiettivo, continuando a perseguirlo fino all’ultimo minuto e/o metro di una partita o di una gara. Nello sport, come nella carriera e nella vita, i grandi sogni ed obiettivi sono fondamentali, ed il più grave errore è quello di autolimitarsi. Infatti ogni bambino che inizi a praticare uno sport avrà sempre il sogno di far parte della selezione nazionale del proprio paese o di giocare nella massima serie, e, più in generale, nessuna persona che non abbia prima sognato di fare qualcosa di grande l’ha poi realizzato veramente. Anche quando gli obiettivi possono sembrare lontani o utopici bisogna ricordarsi che è proprio a questo che servono i grandi sogni: come stimolo a continuare ad andare avanti per raggiungerli. In ogni partita ed in ogni gara chi vince alla fine è comunque il più forte; non necessariamente il più forte in assoluto, bensì il più forte “nel momento”, cioè colui che si è preparato meglio e che ha più fortemente voluto vincere. È quindi indubbio come questo approccio alla vita e questi valori all’insegna del merito impattino in maniera profonda sulla crescita individuale e sull’autodeterminazione di un giovane. E sicuramente costruire un percorso di carriera relativo alle proprie passioni merita un tale approccio.

Però probabilmente il più grande e, allo stesso tempo, difficile insegnamento che lo sport regala è paradossalmente la cultura della sconfitta: lo sport insegna soprattutto a perdere. Piaccia o no la sconfitta è parte integrante dello sport come lo è della carriera e della vita; bisogna saper accettarla a testa alta senza scusanti, riconoscere i propri errori, ma non per questo venirne sopraffatti. Imparare a perdere vuol dire soprattutto saper tenere duro e resistere nelle difficoltà, rialzarsi una volta in più per provare di nuovo e meglio. In un percorso costante di miglioramento che deve sempre tenere alla mente l’obiettivo da raggiungere e determinati valori. Questo insegnamento, che spesso si capisce più in là con gli anni, è tutto quello che un giovane può fare, e con ciò essere davvero un vincente. Tutti i più grandi vincitori sono stati prima, e molte volte, dei perdenti che però non hanno mai mollato. Non hanno avuto paura di fallire e non hanno ascoltato tutti coloro i quali non credevano in loro, poiché credendo nel loro sogno e in loro stessi hanno avuto l’audacia di tentare ancora.

Al di là della retorica credo che questo sia il vero significato che lo sport può insegnare ai giovani: un percorso di crescita individuale basato sui meriti personali, a prescindere dal riconoscimento o meno di tali meriti da parte del contesto. Sta però all’autodeterminazione personale scegliere se applicare o meno questi valori e come tracciare la propria strada. Sicuramente la vita è più complessa di una partita, ma è giusto credere che attraverso i propri meriti e migliorandosi costantemente si possa alla fine arrivare alla meta, che si possa sì perdere a testa alta ma riuscendo al tentativo seguente, e che in fondo il percorso di vita e di carriera non sia altro che una preparazione alla prossima “partita”. Ricordandosi anche che, quando si è giovani, a volte bisogna sapere aspettare. Perché le cose belle necessitano di un po’ di tempo.

Francesco Micci

Condividi l'articolo

Utente Ospite Autore