Mezzogiorno, la Grecia d’Italia

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“Mezzogiorno, la Grecia d’Italia”, titola La Repubblica. Fornendo un quadro che fa capire, chiaramente, come l’Italia sia veramente spaccata in due: da un lato il Nord, che fa concorrenza alla Germania, dall’altro il Sud, che sta peggio della Grecia. Infatti, dall’ultimo rapporto Svimez, vengono fuori dati allarmanti. Dopo otto anni consecutivi di PIL negativo, per la prima volta dal 1977 l’occupazione nelle regioni del Mezzogiorno è scesa sotto la soglia dei sei milioni. Procede la desertificazione industriale. Si estende l’area di povertà. Inoltre, dal punto di vista demografico, anche in virtù della fuga dei giovani cervelli, mentre il Nord si muove come la Germania, il Sud procede come la Spagna e la Grecia: invecchia e si spegne.

Di fronte a questi dati, Romano Prodi, in visita a Bari, ha denunciato con amarezza che il Sud sarebbe scomparso dall’agenda del Governo. Il governo in carica rifiuta questa accusa e risponde sciorinando impegni su finanziamenti e infrastrutture. Nonostante questi sforzi, però, se si ha la pazienza di rileggersi i discorsi parlamentari nel tempo della Repubblica dedicati al Sud, per reperire l’unica politica meridionalistica apprezzata sia a destra che a sinistra bisogna risalire al ministro democristiano Giulio Pastore, genovese per nascita ed eletto a Torino, protagonista in tutti i governi di centrosinistra sino alla metà degli anni Sessanta. In Parlamento, anche gli oppositori più irriducibili definiscono testualmente Pastore “il miglior sovrintendente dell’attività per la Cassa del Mezzogiorno. Egli aveva infatti idee chiare e prescindeva dalle clientele e dalle pressioni di ordine locale”. Sempre nei discorsi parlamentari le opposizioni denunciano che “con i successivi titolari si è passati a indirizzi diversi, secondo esigenze elettoralistiche o suggerite comunque da particolari interessi”.

Queste considerazioni ci fanno capire quanto una politica meridionalistica seria sia legata alla passione ed al rigore morale delle persone che devono dirigerla. Al di là dell’appartenenza territoriale occorrono persone capaci, pulite, dotate di una strategia e assolutamente indipendenti da ogni pressione di parte, da ogni interesse che non sia quello generale. Persone capaci di ascoltare i buoni consigli e di circondarsi delle migliori intelligenze. Che anche al Sud non mancano.

Alessandro Laterza, vicepresidente di Confindustria con delega per il Mezzogiorno, insiste ad esempio da tempo nel chiedere un’organizzazione strategica per l’utilizzo dei fondi strutturali, considerati fondamentali per gli investimenti infrastrutturali ed industriali di cui il Sud ha un disperato bisogno. Tra fondi residui della precedente programmazione (9,4 miliardi) e risorse della nuova programmazione (20 miliardi) c’è tutta la dotazione finanziaria per dare ossigeno e muscoli ad un Meridione attualmente in apnea. Mentre sarebbe un peccato grave disperdere questi fondi in spese inutili e ridicole, come spesso è stato fatto, oppure addirittura restituirli a Bruxelles, come troppo spesso capita all’Italia.

Felice Delle Femine, responsabile Sud Italia Unicredit, in un’intervista a questo giornale, insiste invece sulla necessità di ridurre il gap infrastrutturale con le altre aree del Paese e di un piano di agevolazioni fiscali per attirare investimenti dall’estero e dalle altre parti d’Italia.

E poiché la disoccupazione è il triste record in cui il Meridione d’Italia primeggia in Europa, va vista con interesse anche l’iniziativa del “tutor per disoccupati” recentemente presentata alla Regione Lombardia. Per “inventarsi” un’attività o proporsi nel modo migliore nel mondo del lavoro, occorrono delle motivazioni individuali che spesso il disoccupato non ha, afflitto dal sentimento di depressione legato al sentirsi inutili o a problematiche relazioni familiari. Un supporto anche pubblico in questo senso, affidato a professionisti validi, consentirebbe al disoccupato di essere sostenuto da un tutor, in grado di eliminare i suoi punti deboli ed esaltare i suoi talenti, spesso nascosti sotto una coltre depressiva, guidando la persona verso il mondo del lavoro. Perché al Sud non bastano solo i finanziamenti. Occorre anche formazione, ma quella vera, non quella clientelare, che arricchisce solo i formatori e non lascia traccia sulle persone in difficoltà.

Domenico Crocco

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