La verità è che non si esce dal degrado economico italiano senza una rinascita morale. Poiché il degrado economico non ci sarebbe senza la decadenza dei valori, il lassismo dei comportamenti, l’incertezza della pena. Nella stessa notte in cui il presidente Napolitano, nel suo ultimo discorso di capodanno, denunciava il sottosuolo di marciume da bonificare in Italia, i vigili urbani di Roma disertavano il controllo delle strade della Capitale lasciandole in balia degli eccessi dell’ultimo dell’anno. Tutto questo, subito dopo l’esplosione dello scandalo di mafia capitale, l’ennesimo scandalo italiano , l’ennesimo esempio di un malcostume radicato.
L’ultimo discorso di Napolitano da presidente andrebbe letto e riletto, perché nella sua essenzialità ha colto nel segno. E’ il sottosuolo di marciume da bonificare la causa di tutti i mali, anche di quelli economici. Se non ci fosse evasione fiscale, se non ci fosse corruzione, se non ci fosse moltiplicazione di enti per dar da mangiare a ingordi politici, l’Italia potrebbe volare, con tutte le sue eccellenze. Ma per ottenere questi obiettivi non basta saper parlare. Occorrono tre virtù che fanno di un uomo di governo uno statista: rigore morale, indipendenza dal consenso elettorale e infine coraggio.
Occorre il rigore morale di Alcide De Gasperi, che nel guidare l’Italia alla rinascita dopo la guerra, fu talmente inflessibile e disinteressato che per recarsi alla Casa Bianca si fece prestare il cappotto dal ministro Attilio Piccioni. Solo chi è inflessibile con se stesso è in grado di essere inflessibile con gli altri. Il buonista è lassista con gli altri perché ha troppo da farsi perdonare.
La seconda virtù che servirebbe è la noncuranza per il consenso elettorale immediato, che può venire ma anche non venire. De Gasperi consentì al suo partito di restare a lungo alla presidenza del Consiglio e la storia lo incoronò a padre della Patria. Ma il socialdemocratico Schroeder, che è stato Cancelliere tedesco dal ’98 al 2005, ha varato una serie di riforme inizialmente osteggiate dalla sinistra e dal sindacato, che gli hanno negato la rielezione ma che hanno incanalato la Germania sulla via del successo economico dopo anni difficili. Un presidente del consiglio dovrebbe operare immaginando il suo mandato come non rinnovabile e spendere le sue energie non per il partito, ma per l’Italia. Alla fine riceverebbe il suo grazie dalla storia, non necessariamente dalla cronaca, e così anche il suo partito ne trarrebbe buona fama.
Infine il coraggio. Ci vuole coraggio per tagliare il grasso che ha ridotto la macchina pubblica ad un dispendioso e farraginoso pachiderma. Ci vuole coraggio ad eliminare totalmente il Senato, senza trasformarlo in una inutile Camera delle Regioni e lasciandone quindi intatta la macchina costosa. Ci vuole coraggio ad eliminare le undicimila società pubbliche locali, che nella stragrande maggioranza dei casi producono debiti, inefficienza, assenteismo e posti per politici trombati. Ci vuole coraggio per eliminare del tutto le Regioni, magari riducendole solo a tre macroaree con compiti di programmazione e pianificazione senza alcuna funzione di gestione, cioè ciò che la Costituzione aveva all’inizio previsto per loro.
E’ sorprendente che, oggi, a parlare di esigenza di eliminazione dell’ipertrofia regionalista siano governatori di Regioni come Zingaretti (Lazio) , Caldoro (Campania), Chiamparino (Piemonte). Rivelano, in questo modo, disinteresse ed onestà. E forse anche la consapevolezza che nel 1970, anno di istituzione delle regioni italiane, il debito pubblico nazionale corrispondeva al 37% del PIL mentre oggi, nel tempo del regionalismo spinto, è schizzato al 133%. Ed anche dalla consapevolezza, evidenziata dal presidente di Federturismo sul Sole 24 Ore, che la crisi del turismo “si apre con la delega alle Regioni”.
Non esiste altra via per la rinascita economica italiana se non quella del dimagrimento della macchina statale, del taglio delle tasse e degli investimenti produttivi. L’Inghilterra, il Paese d’Europa che più si è avvicinato a questa via, vanta oggi i risultati economici migliori: 1,75 milioni di posti di lavoro in più, 760mila nuove aziende, deficit statale dimezzato. Ma prima occorre una riforma morale: guidata da politici esemplari che insegnano che chi sbaglia paga.
Domenico Crocco