L’Italia non verrà a capo dell’alto debito e della forte disoccupazione senza un programma che punti da un lato a tagliare la spesa inutile e dall’altro a valorizzare i suoi talenti, i suoi tesori: l’esportazione del “made in Italy” , la valorizzazione dei suoi tesori artistici, il turismo. All’inizio degli anni Settanta l’Italia era la prima potenza turistica mondiale, oggi non più. Negli ultimi 18 mesi, in un tempo di crisi, le esportazioni di merci italiane nel mondo sono cresciute del 2,3%, più di quelle della Francia (1,7%) e della Germania (2,1%). Ma le potenzialità del “made in Italy” e del turismo in Italia sono talmente straordinarie che dovrebbero stimolare una riconversione economica generale.
Non ha senso attardarsi in quelle produzioni che non corrispondono alla vocazione storica dell’Italia. Ma neanche bastano provvedimenti governativi, pur meritori, di supporto al turismo e al “made in Italy” , come alcuni road show in favore delle PMI che esportano e gli Italian minibond per finanziare i progetti con forte vocazione internazionale. Occorre proprio una “rivoluzione economica” in Italia, una riconversione economica verso turismo, valorizzazione artistica e made in Italy. E quindi: agevolare al massimo le imprese che esportano; restituire al turismo una guida nazionale; riconvertire la manodopera in esubero e disoccupata verso questi settori anche coinvolgendo, nella “formazione per la riconversione” i sindacati. “Formare” al turismo, alla valorizzazione del made in Italy e delle eccellenze italiane, anche artistiche, dovrebbe essere un must. La scuola e l’Università dovrebbero essere riprogrammate in questo senso. Ma anche il servizio pubblico radiotelevisivo. Basta col gioco dei pacchi, in cui si insegna (anche agli immigrati stranieri) che in Italia si può guadagnare “indovinando” , senza lavorare. E spazio ad una programmazione televisiva e radiofonica in cui si insegnano, anche in modo divertente, le lingue straniere, le eccellenze italiane, le conoscenze informatiche, come si apre un’impresa, come nasce una start up. Infine raccontando le storie vere d’imprese che hanno fatto apprezzare il made in Italy nel mondo. Solo così la locomotiva Italia potrebbe ripartire, sugli unici binari in cui riesce veramente a correre.
Domenico Crocco